E' un buon momento per investire?

In molti mi stanno facendo questa domanda.

Dopo che il mercato azionario americano ha recuperato tutto il terreno perso in primavera a causa della pandemia e nel mese di agosto ha continuato a ritoccare il suo massimo storico, venerdì abbiamo chiuso la terza settimana di fila in negativo. Non succedeva da febbraio, in piena crisi da CoronaVirus. E' dunque lecito chiedersi "cosa succede?".
La domanda, più che lecita, è doverosa e merita una risposta. Il fatto è che, nonostante i fiumi di soldi spesi in analisti, algoritmi, analisi di mercato, analisi tecnica, analisi dei fondamentali e chi più ne ha più ne metta, nessuno è mai riuscito a prevedere sistematicamente l'andamento futuro dei mercati. Certo, le previsioni fioccano, ma su 10 pareri autorevoli è difficile trovarne 2 dello stesso avviso. La realtà è che l'andamento dei mercati può essere spiegato, ma solo a posteriori, a cose fatte.
E dunque la risposta alla domanda "che succede?", dal mio punto di vista, non può che essere un'analisi di quanto già successo, non una previsione di cosa succederà.

I cali delle ultime settimane sono figli di una pandemia che è tutt'altro che sotto controllo e ha cominciato a far registrare nuovamente numeri preoccupanti anche in Europa, di giustificate paure di nuove restrizioni e blocchi che rallenterebbero inesorabilmente la ripresa dell'economia, di rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina e della corsa eccessiva (euforia) di alcuni settori azionari, in primis la tecnologia.
Ciò nonostante, i principali indicatori economici ci dicono che la ripresa è partita, tutte le previsioni di crescita (contrazione) del PIL sono state riviste in positivo e, per quanto la pandemia non sia sotto controllo, oggi siamo molto più preparati ad affrontarla di quanto non fossimo 6 mesi fa.

Alla domanda "è un buon momento per investire?" la mia risposta è, e sempre sarà: certo!
Il miglior momento per investire è adesso, che si arrivi da uno dei peggiori crolli dei mercati o da un decennio di quasi perenne crescita delle borse. Proprio perché non possiamo prevedere cosa succederà domani. L'unica certezza su cui possiamo contare è che nel medio-lungo periodo i mercati tendono a salire (figura 1).

Va da sé che nel farlo (investire) bisogna avere delle accortezze:
- diversificare ampiamente il proprio portafoglio in termini geografici, settoriali e valutari;
- inserire in portafoglio una dose di rischio* che si è verosimilmente in grado di tollerare (sia dal punto di vista finanziario che psicologico) anche in momenti di mercato molto difficili;
- non farsi guidare dalle emozioni nelle scelte d'investimento e portare fuori strada da eccessivi cali (paura) o rialzi (euforia) del mercato; ciò che sale, un giorno scenderà e viceversa (non mi riferisco a singoli titoli, ma a mercati, asset class, valute, settori).


Figura 1: l'andamento del mercato azionario globale dal 1980 al 31 dicembre 2019. Le fasi di calo sono state brevi ed intense, ma i periodi di crescita sono stati molto più lunghi e vigorosi tanto che 1 euro investito nel 1980 oggi ne varrebbe 17. 

La regola generale vorrebbe che si acquisti quando i prezzi sono bassi per vendere quando sono alti. Ciò non è possibile in modo puntuale (non è possibile comprare sul minimo e vendere sul massimo), ma il tempo premia chi incrementa la sua esposizione al rischio* a seguito di ingenti cali di mercato e la riduce dopo periodi di forte crescita. 
Sotto questo punto di vista, farsi guidare dalle emozioni è controproducente perché il cuore, o meglio la pancia, ci direbbe di vendere quando le cose vanno male e acquistare quando le quotazioni salgono. La razionalità vorrebbe invece il contrario. Sfortunatamente l'analisi dei flussi di acquisto e vendita di strumenti finanziari ci dice che l'investitore medio dà più ascolto alle emozioni che non al cervello e fa esattamente quello che dovrebbe evitare: comprare in prossimità dei massimi e vendere sui minimi.

Una massima che ho sempre trovato illuminante, e ho già condiviso in questa sede, ci arriva da uno degli investitori di maggior successo dell'ultimo secolo: Warren Buffet.



Siate timorosi quando gli altri sono avidi e avidi quando gli altri hanno paura.

Il suo consiglio è piuttosto chiaro: comprate quando tutti gli altri vendono in preda al panico e vendete quando l'ottimismo e l'euforia regnano sovrani.
Anche in questo pazzo 2020 le parole dell'Oracolo di Omaha si sono dimostrate profetiche.

Come si vede in figura 2, il 13 marzo, quando i mercati azionari hanno toccato il minimo e gli investitori erano in preda al panico, il Fear and Greed Index ha registrato un valore di 5 su una scala da 1 a 100: il valore più basso in oltre 10 anni, che indicava una situazione di estrema paura. Da quel momento in poi gli asset (o attività) a maggior rischio* non hanno fatto altro che crescere; tanto che a fine agosto il principale indice azionario americano (S&P 500) e quello tecnologico (NASDAQ 100) hanno registrato il loro massimo storico. In quegli stessi giorni il Fear and Greed Index segnava oltre 70 punti (74 punti il 25 agosto) indicando una situazione di diffuso ottimismo. Dal 2 settembre a venerdì 24 abbiamo invece assistito a tre settimane quasi ininterrotte di chiusure con il segno meno. I due indici S&P 500 e NASDAQ 100 hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 10% e l'8,8%. Oggi (figura 3) siamo molto vicini ad un punto di equilibrio: 49 punti.

Cosa succederà da domani sui mercati?
Nessuno ha la sfera di cristallo.
Quel che so per certo è che da qui a 10 anni saranno cresciuti e chi vi avrà investito i suoi risparmi sarà più ricco di chi non l'avrà fatto.

Il miglior momento per investire è adesso. Sempre.




Figura 2: Fear and Greed Index del 13 marzo 2020


Figura 3: Fear and Greed Index del 25 settembreo 2020

Figura 4: l'andamento dell'indice da fine 2017 a settembre 2020.


* Rischio: per rischio non intendo semplicemente la componente azionaria, ma anche quella obbligazionaria a spread (obbligazioni ad alto rendimento, obbligazioni societarie e governative emergenti ed bond denominati in valute esotiche e molto volatili) e più in generale tutti gli attivi più legati all'andamento dell'economia.


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