La popolazione in età da lavoro è in costante diminuzione
L'aumento dell'aspettativa di vita e la progressiva riduzione della mortalità infantile sono due grandi conquiste della modernità (almeno in quei paesi che le stanno vivendo). Esse però avranno un impatto significativo sulle future generazioni.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2050 la popolazione del pianeta supererà i 10 miliardi e il numero di anziani (>65) per ogni 100 persone in età da lavoro (20-64) passerà dai 20 del 1980 a 58 nel 2060. Quasi il triplo.
Per la prima volta nella storia, nel 2018 il numero di persone con più di 64 anni ha superato quello dei bambini fino a 5 anni.
L'età media della popolazione è in aumento quasi ovunque, ma la situazione può essere molto differente da paese a paese.
In Corea del Sud e Lituania, ad esempio, la popolazione in età da lavoro diminuirà del 40% nei prossimi 40 anni, mentre in Israele, dove si sta assistendo ad un forte aumento della natalità, la stessa popolazione tra 20 e 64 anni aumenterà del 60%.
Alcune delle principali conseguenze di questo fenomeno sono:
- una forte difficoltà dei sistemi pensionistici di molti paesi causata da un costante aumento dei pensionati rispetto alla forza lavoro (a giugno in Italia sono stati pagati più assegni pensionistici che stipendi);
- una crescita dei costi della sanità pubblica: viviamo più a lungo e avremo bisogno di cure e assistenza più a lungo;
- il declino economico e il deflusso di capitali dai paese che invecchiano più velocemente a quelli in cui questa tendenza è più lenta o addirittura inversa.
Questi fenomeni possono essere combattuti con una maggiore (più diffusa e più sostanziosa) adesione alle forme di previdenza complementare, un'aumento delle coperture assicurative e una più attenta pianificazione finanziaria che passi da una crescita del risparmio volto all'investimento e da una maggior diversificazione di tali investimenti.
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